Nel silenzio dei corridoi di Bruxelles si è compiuto un passo significativo per il futuro del vino europeo. Il recente accordo provvisorio — frutto del negoziato tra Consiglio dell’Unione Europea e Parlamento Europeo, noto come “Pacchetto Vino” — segna una svolta normativa con l’obiettivo di rendere il comparto più flessibile, moderno e resiliente.
Cosa cambia con il Pacchetto Vino
- Etichettatura unificata e semplificata — Vini con contenuto alcolico ≤ 0,05% potranno essere chiaramente etichettati “alcohol‑free” con indicazione “0.0%”. Per quelli con gradazione ≥ 0,5% ma con almeno il 30% in meno rispetto alla categoria originale, la dicitura sarà “reduced‑alcohol” (o simile), sostituendo i termini tecnici come “dealcolato/parzialmente dealcolato”.
- Nuova flessibilità nella gestione dei vigneti — Per allineare produzione e domanda e evitare eccessi, gli Stati membri potranno incentivare l’estirpazione volontaria di vigneti in soprannumero. Allo stesso tempo, la revisione dei diritti di impianto non avrà più scadenze rigide ma sarà soggetta a revisione ogni dieci anni.
- Sostegni per sostenibilità e adattamento climatico — Il testo prevede che gli investimenti in mitigazione del cambiamento climatico e adattamento (impianti più resistenti, tecniche sostenibili, ecc.) possano essere co‑finanziati fino all’80 % dei costi ammissibili dall’UE.
- Promozione dell’enoturismo e del marketing estero — Il pacchetto stanzia risorse e prevede incentivi per lo sviluppo dell’enoturismo e per campagne promozionali anche fuori dai confini europei. Questo mira a valorizzare i territori rurali, diversificare le entrate e rafforzare l’identità delle produzioni regionali.
- Digitalizzazione dell’etichetta — Si prevede l’introduzione del QR code sulle bottiglie, per indicare ingredienti, valori nutrizionali e altre informazioni utili, così da uniformare le etichette in tutti i Paesi membri e facilitare l’export.
Reazioni del mondo agricolo e delle associazioni
Le reazioni — almeno finora — tendono a essere cautamente ottimiste:
- Confagricoltura definisce “passi nella giusta direzione” l’estensione del termine per i reimpianti da 3 a 8 anni e l’innalzamento del contributo Ue per investimenti climatici. Ma al contempo segnalano che «molte criticità restano da superare».
- Confcooperative riconosce l’importanza del pacchetto, ma evidenzia nodi aperti — in particolare sulla gestione delle misure di crisi come l’estirpazione e la distillazione, che secondo l’organizzazione richiedono attenzione se applicate su scala nazionale.
- Allo stesso tempo, alcune voci del settore — come Unione Italiana Vini (UIV) — puntano il dito contro l’uso dei fondi UE per l’estirpazione: temono che si traduca in una riduzione della capacità produttiva anziché in un rilancio del comparto.
Criticità e perplessità — soprattutto sull’etichettatura “No‑Lo”
Se da un lato il nuovo sistema di etichettatura appare più intuitivo per i consumatori, non mancano dubbi sull’efficacia: l’uso di termini come “alcohol-free” o “reduced-alcohol” potrebbe dare un’impressione di leggerezza in caso di vini che — pur meno alcolici — restano ben più forti di birre o altri drink “leggeri”. Questo ha sollevato preoccupazioni in materia di salute pubblica e trasparenza.
Inoltre, alcuni operatori temono che la flessibilità, unita a misure di estirpazione, possa favorire tagli produttivi strutturali piuttosto che investimenti di qualità o innovazione.
Quali possibili scenari per il futuro (2026–2030)
Alla luce dell’evoluzione normativa, possiamo ipotizzare alcuni scenari per il vino europeo — e per l’Italia in particolare:
- Un rafforzamento dell’offerta di vini a bassa gradazione o dealcolati, con bottiglie “0.0%” o “reduced-alcohol” sempre più diffuse — utile a intercettare consumatori attenti a salute, moderazione o consumo consapevole.
- Investimenti in sostenibilità e adattamento al clima: vigneti più resilienti, tecniche moderne, maggiore efficienza, potenzialmente un vino “verde” e competitivo sul piano internazionale.
- Crescita dell’enoturismo — vino non solo come prodotto da bere ma come esperienza territoriale, legata a territorio, cultura e accoglienza rurale.
- Possibili tensioni interne: diminuire la produzione o estirpare vigneti potrebbe entrare in conflitto con l’identità territoriale, le tradizioni e con certi operatori che puntano su qualità, continuità e terroir.
- Difficoltà di comunicazione e regolamentazione: bisognerà vigilare perché l’etichettatura “leggera” non diventi scusa per banalizzare gli effetti dell’alcol o penalizzare la trasparenza rispetto al consumatore.
In sintesi: il nuovo “Pacchetto Vino” apre una finestra di opportunità per un rilancio e una modernizzazione del settore vitivinicolo europeo. Ma la sua efficacia dipenderà molto da come verranno gestite le sue componenti — dalla tutela della tradizione alla promozione dell’innovazione, dal mercato interno alla trasparenza verso i consumatori.

