Wine Paris 2026 si annuncia come una delle edizioni più ambiziose di sempre. Il salone – in programma a Parigi dal 9 all’11 febbraio – consolida infatti il proprio ruolo di piattaforma internazionale per il business del vino e degli spirits, spingendosi oltre il format fieristico tradizionale e trasformandosi in un osservatorio privilegiato sulle nuove dinamiche del consumo globale.
Le previsioni parlano di oltre 6.000 espositori da tutto il mondo e circa 60.000 operatori professionali attesi, numeri che confermano una crescita costante registrata negli ultimi anni. Il successo del format parigino risiede nella sua capacità di combinare identità nazionale e apertura cosmopolita: una Francia padrone di casa, certo, ma circondata da un ventaglio sempre più ampio di produttori internazionali, dai grandi Paesi storici ai mercati emergenti.
Tra i player più attivi figura l’Italia, che continua a rafforzare la propria presenza con un numero crescente di aziende e collettive regionali. La partecipazione italiana, ormai quasi quintuplicata rispetto alle prime edizioni, si conferma strategica per un pubblico internazionale che guarda alla nostra produzione non solo come eccellenza enologica, ma come espressione culturale e lifestyle.
Per molte etichette, Wine Paris rappresenta oggi un punto di contatto privilegiato con buyer di nuova generazione, provenienti da mercati in evoluzione e sempre più attenti alla qualità, alla narrazione del territorio e alla coerenza identitaria del brand.
Dalla mixology all’alternativa “no-alcol”: l’onda lunga delle nuove tendenze
L’architettura del salone si amplia e si diversifica. Il comparto spirits cresce con un’identità autonoma, mentre il debutto dell’area “no-alcol” riflette una tendenza ormai globale: la ricerca di esperienze gustative raffinate, più leggere e consapevoli.
Non una moda effimera, ma un fenomeno trasversale che coinvolge produttori, bartender, ristorazione e soprattutto consumatori urbani, giovani e con una forte sensibilità wellness.
La forza di Wine Paris sta nella sua capacità di intercettare in anticipo le trasformazioni del settore: l’inclusione di Paesi emergenti, l’attenzione alla sostenibilità, la centralità dell’immagine di marca e l’evoluzione dei trend di consumo.
L’edizione 2026 punta a consolidare questo posizionamento, presentandosi come un hub dinamico dove stile, business e innovazione convivono. Una piattaforma che, più che registrare lo stato dell’arte, mira a disegnare il futuro del vino internazionale.

