Nel contesto della crescente urgenza climatica e della transizione ecologica in atto nel settore vitivinicolo, una storica Maison della Champagne si configura come caso esemplare di applicazione avanzata dei principi della viticoltura rigenerativa. L’approccio adottato si basa su una visione agronomica integrata, che incorpora permacultura, agroecologia e gestione circolare delle risorse, con l’obiettivo di rigenerare la fertilità dei suoli, rafforzare la resilienza dell’ecosistema vigneto e ridurre l’impatto ambientale lungo l’intera filiera produttiva.
La gestione agronomica si fonda sull’eliminazione completa di input chimici di sintesi, sostituiti da ammendanti organici, compost biodinamici e pratiche agrarie conservative come il maggese, le coperture vegetali e le rotazioni colturali. L’adozione di mezzi agricoli a trazione animale in parcelle sensibili, unita all’impiego di biocarburanti, contribuisce alla significativa riduzione delle emissioni legate alle operazioni colturali. Gli indicatori ambientali mostrano una riduzione fino al 50% delle emissioni di gas serra, coerentemente con gli obiettivi di neutralità climatica a lungo termine.
Un pilastro della strategia di Maison Louis Roederer è l’agroforestazione funzionale: oltre sette chilometri di siepi perimetrali e interfilari sono stati piantati per favorire la connettività ecologica, promuovere la biodiversità funzionale e migliorare la capacità di sequestro del carbonio organico nel suolo, con incrementi misurati compresi tra l’11% e il 35%. L’infrastruttura verde è completata dall’installazione di nidi artificiali per l’avifauna, che contribuisce al controllo biologico dei parassiti e alla rigenerazione dell’habitat naturale.
Sul fronte genetico, la Maison ha sviluppato una pépinière sperimentale denominata “In Vinifera Aeternitas”, focalizzata sulla conservazione della biodiversità viticola e sulla selezione massale di cloni resilienti. Tale banca genetica rappresenta una risorsa strategica per la diversificazione varietale e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Attualmente oltre 200 ettari di vigneto risultano certificati secondo i protocolli Viticulture Durable en Champagne (VDC) e Haute Valeur Environnementale (HVE), mentre 135 ettari sono condotti in regime biologico, rappresentando la più estesa superficie vitata bio della regione. L’ambizione dichiarata è la completa conversione all’agricoltura biologica entro il 2030, accompagnata dalla gestione integrale del suolo mediante copertura vegetale permanente.
Parallelamente, l’approccio alla sostenibilità si estende all’intera supply chain: riduzione del peso delle bottiglie, utilizzo di vetro riciclato, ottimizzazione dei materiali di confezionamento e gestione circolare delle acque di processo (obiettivo: -10% consumo idrico e +10% riutilizzo acque di risciacquo entro il 2030). La carbon footprint per bottiglia è già stata ridotta del 25% nell’ultimo decennio, con un ulteriore obiettivo di -24% entro la fine del decennio. L’implementazione di sistemi di monitoraggio energetico ha permesso di ottenere una riduzione del 10% nei consumi dell’area di tirage.
Questo modello operativo dimostra come la viticoltura d’eccellenza possa evolvere verso un paradigma rigenerativo, capace di integrare criteri ambientali stringenti senza compromessi sulla qualità enologica. Una traiettoria che può fungere da benchmark per le aziende del settore intenzionate a integrare innovazione, responsabilità ecologica e valorizzazione del territorio.