L’ultimo rapporto di medium-term outlook pubblicato dalla Direzione generale Agricoltura della Commissione Europea disegna per il vino comunitario un futuro difficile fino al 2035, mettendo nero su bianco quello che molti addetti ai lavori già avvertono da tempo: il comparto vitivinicolo europeo rischia di trovarsi in una spirale negativa, con produzione, consumi ed export tutti in rallentamento o calo nei prossimi dieci anni.
Il bicchiere mezzo vuoto: consumi in calo
Le proiezioni Ue indicano che i consumi di vino nell’Unione continueranno a diminuire in modo strutturale, spinti da cambiamenti nelle abitudini degli europei — in particolare delle generazioni più giovani — che privilegiano moderazione e bevande alternative. Anche paesi storicamente legati al vino, come Francia e Germania, mostrano segnali di flessione, con una contrazione dei litri pro capite consumati anno dopo anno.
Produzione sotto pressione
Nonostante la qualità media delle produzioni resti elevata in molte zone, i volumi complessivi di vino prodotti in Europa sono attesi in calo. La riduzione della superficie vitata e la stabilità delle rese per ettaro porterebbero a una diminuzione dei volumi complessivi di circa lo 0,5% all’anno, traducendosi — stando alle stime — in una produzione complessiva inferiore a 140-138 milioni di ettolitri entro il 2035.
Export sotto stress (e mercati alle prese con incertezze)
Sul fronte dell’export, l’Ue si trova ad affrontare mercati tradizionali che mostrano segnali di stanchezza. Secondo le previsioni, le esportazioni di vino Ue dovrebbero contrarsi mediamente dello 0,6% all’anno fino al 2035, un trend che riflette la riduzione della domanda da parte di clienti chiave come Stati Uniti e Regno Unito e la competizione globale sempre più agguerrita.
Dietro i numeri: cause strutturali e prospettive
Queste stime Ue confermano andamenti già rilevati in report indipendenti e analisi di mercato, che evidenziano come il vino europeo stia affrontando un mix di fattori — dalle nuove preferenze di consumo alla pressione fiscale e regolatoria, passando per i costi di produzione e i dazi esteri — che contribuiscono al rallentamento dell’intero settore.
Verso una nuova cultura del vino?
Il calo dei consumi non implica necessariamente un disamore totale per il vino, ma segnala piuttosto una trasformazione del rapporto tra consumatori e bevanda. L’attenzione crescente alla qualità, alla sostenibilità e all’esperienza di consumo potrebbe rappresentare una strada per compensare in parte il trend quantitativo negativo, spingendo produttori e operatori a ripensare offerta e strategie commerciali.

