A partire dal 1° luglio 2025, entra in vigore una nuova disciplina che obbliga tutti i produttori italiani di olio vergine a registrare la classificazione merceologica nel Registro Telematico dell’Olio d’Oliva. Un cambiamento destinato a ridefinire la tracciabilità del comparto.
A quasi un decennio dall’istituzione del Registro Telematico dell’Olio – introdotto per monitorare i flussi di produzione e garantire trasparenza lungo la filiera – il Ministero dell’Agricoltura impone un deciso giro di vite: tutti gli oli di oliva vergini dovranno essere formalmente classificati secondo le categorie previste dalla normativa europea.
Una risposta a giacenze non tracciate
Secondo i dati aggiornati al 31 maggio 2025, sarebbero quasi 3.900 tonnellate gli oli vergini ancora privi di classificazione all’interno del registro. Una situazione anomala, che ha spinto le autorità a intervenire con una misura strutturale. Dalla campagna olearia 2025/2026, ogni partita dovrà essere registrata come:
Olio extra vergine di oliva
Olio di oliva vergine
Olio lampante
La registrazione dovrà avvenire mediante l’operazione denominata “O0 – Classificazione”, secondo le tempistiche stabilite dal Decreto Ministeriale 23 dicembre 2013. Per le giacenze precedenti all’entrata in vigore della norma, il termine ultimo per mettersi in regola è il 30 settembre 2025.
Etichette aggiornate anche nei silos
Ma l’obbligo non si limita al solo sistema telematico. Il nuovo impianto normativo richiede infatti che ogni contenitore di stoccaggio riporti chiaramente la categoria dell’olio contenuto, come già previsto – ma spesso disatteso – dalla normativa vigente. La disposizione sarà cogente a prescindere dai tempi di aggiornamento del registro.
Le sanzioni: tolleranza zero
Le aziende che non si adegueranno alla nuova disciplina incorreranno nelle sanzioni previste dal Decreto Legislativo n. 103/2016. In particolare:
L’articolo 7 punisce irregolarità nella gestione del registro
L’articolo 8 sanziona l’omessa indicazione della categoria merceologica sui contenitori
Il Ministero ha incaricato le principali associazioni di categoria e i CAA – Centri di Assistenza Agricola di avviare una campagna informativa a sostegno degli operatori, al fine di garantire un’applicazione uniforme della norma sull’intero territorio nazionale.
La misura rappresenta un passo deciso verso una filiera più trasparente, tracciabile e affidabile, coerente con le richieste di un mercato sempre più esigente in termini di autenticità e qualità. Se da un lato l’obbligo comporta un impegno operativo per frantoi e aziende, dall’altro rafforza la credibilità del prodotto italiano sullo scenario internazionale.
L’olio d’oliva italiano, simbolo del made in Italy agroalimentare, si prepara a entrare in una nuova era di rigore e qualità certificata.

