Dalla moda al vino, il passo non è breve. Lo sa bene Renzo Rosso, patron di Diesel e fondatore del gruppo OTB, che nel 2023 ha avviato Brave Wine, holding pensata per riunire sotto un’unica regia le eccellenze vinicole italiane. Un progetto ambizioso, raffinato, quasi sartoriale. Ma i numeri, almeno per ora, raccontano un’altra storia.
Secondo l’ultimo bilancio depositato, Brave Wine Srl Società Agricola ha chiuso il 2024 con una perdita superiore a 1,6 milioni di euro, speculare a quella registrata nel suo primo anno di attività. Un risultato che, pur previsto nei piani di lungo periodo, evidenzia le difficoltà di un settore in cui il valore si costruisce nel tempo e la pazienza è parte della filiera.
Rosso non ha certo lesinato sugli investimenti. Nel portafoglio della holding figurano due nomi simbolo della viticoltura italiana: Benanti Viticoltori, cantina storica dell’Etna, e Josetta Saffirio, elegante boutique winery nel cuore delle Langhe. Operazioni da circa 17 milioni di euro, cui si aggiungono altri 20 milioni versati in aumenti di capitale e per estinguere i finanziamenti di avvio.
Il progetto non nasce per generare utili nell’immediato, quanto piuttosto per costruire un polo del vino di alta gamma, in grado di affermarsi nei mercati internazionali con lo stesso spirito disruptive che ha contraddistinto il successo nel fashion.
Nel 2024 i ricavi netti hanno raggiunto 856.000 euro, in leggero aumento rispetto agli 816.000 dell’anno precedente. Numeri ancora distanti dal pareggio operativo, ma che testimoniano un percorso di costruzione graduale.
L’approccio di Rosso è chiaro: valorizzare il territorio, creare sinergie tra marchi iconici del vino italiano e lavorare sulla brand equity. “Il vino, come la moda, è cultura e identità”, ha dichiarato in più occasioni. Un’identità che oggi, però, richiede solide fondamenta economiche oltre che narrative.
Da segnalare anche il recente disimpegno da Masi Agricola, altra partecipazione enologica di Red Circle Investments (la cassaforte finanziaria di Rosso), da cui il gruppo è uscito nel 2024 dopo tensioni con la famiglia Boscaini. Un passaggio che potrebbe segnare un cambio di passo nella strategia dell’imprenditore vicentino, sempre più orientato verso un controllo diretto delle aziende in portafoglio.
Il mondo del vino è fatto di cicli lunghi, di vendemmie capricciose e reputazioni che si costruiscono goccia dopo goccia. Brave Wine ha ancora molto da dimostrare, ma l’intuizione imprenditoriale è forte. Renzo Rosso ha scelto di non limitarsi a firmare etichette di tendenza: ha puntato su storie, territori e qualità. Ora resta da vedere se il mercato saprà premiare questa visione, e se il sogno enologico del “re del jeans” saprà davvero evolvere in un’etichetta da collezione.

