C’è fermento nel mondo agricolo e tra i produttori di vino: il Governo ha appena varato “ColtivaItalia”, un disegno di legge che promette 1 miliardo di euro in tre anni per rafforzare le filiere strategiche del Paese, con interventi che toccheranno da vicino anche il comparto vitivinicolo.
Nel cuore dell’estate, mentre le vigne si preparano alla vendemmia, il Consiglio dei Ministri ha approvato in via d’urgenza una misura che vuole essere – parole della premier Giorgia Meloni – «un segnale concreto per restituire dignità e centralità all’agricoltura italiana». Il provvedimento, collegato alla prossima Legge di Bilancio, è atteso in Parlamento per l’autunno e si propone come un booster economico per chi lavora la terra, produce eccellenza e fa sistema.
Anche se il vino non è menzionato in modo diretto in ogni singola voce, i produttori potranno trarre beneficio trasversale da più linee di finanziamento, come: 300 milioni al Fondo per la Sovranità Alimentare, utile per le aziende vitivinicole impegnate in filiera con cereali, frutta secca o trasformazione.
Sostegno ai giovani under 41 e imprenditrici agricole: 150 milioni per favorire il ricambio generazionale e l’accesso alla terra pubblica (oltre 8.000 ettari). Un’opportunità concreta per chi vuole avviare una piccola azienda agricola anche con una vocazione enologica.
Credito d’imposta fino al 40% per i contratti di filiera: interessante per cooperative, consorzi e gruppi di produttori che vogliano stabilizzare i prezzi e programmare la produzione a lungo termine.
Ma non solo: tra le righe del ddl si legge anche l’intenzione di digitalizzare Agea, semplificando la burocrazia dei contributi e potenziando la ricerca e innovazione nelle colture. Un passaggio chiave anche per le cantine che vogliono investire in agricoltura di precisione o resilienza climatica.
Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha dichiarato: «ColtivaItalia rappresenta un salto di qualità. È un investimento in sovranità produttiva, ma anche in sostenibilità e continuità delle nostre eccellenze».
Dalla Coldiretti al mondo cooperativo, il giudizio è positivo, con riserve legate all’attuazione concreta delle misure: «L’importante è che questi fondi arrivino davvero nelle mani dei produttori, senza le solite zavorre burocratiche», ha commentato un dirigente del settore vitivinicolo toscano.
Se approvato nei tempi previsti, il piano entrerà in vigore da marzo 2026. Nel frattempo, il mondo del vino osserva con attenzione, sperando che “ColtivaItalia” non sia solo un annuncio, ma un’occasione concreta per rafforzare l’identità agricola e produttiva del nostro Paese.
E se davvero sarà così, il vino italiano – con la sua forza export e il suo legame con i territori – potrà trarne nuovo slancio, tra vigne più sostenibili, giovani vignaioli e filiere più solide.

