Il mese di maggio ha registrato una significativa flessione dei consumi di vino italiano negli Stati Uniti, con una contrazione del 10,6% rispetto allo stesso mese del 2024. Si tratta di uno dei peggiori cali degli ultimi tre anni, periodo segnato da un trend costantemente negativo. Nei primi cinque mesi dell’anno, la domanda complessiva di vino italiano è scesa del 6,3%, sia in termini di volume che di valore.
Lo evidenziano le analisi dell’Osservatorio dell’Unione Italiana Vini (UIV), basate sui dati Sipsource relativi alla distribuzione di vino pronto al consumo, ovvero i prelievi effettuati dai magazzini dei distributori.
Il calo riguarda in generale l’intero comparto vinicolo statunitense, che a maggio ha subito una flessione media del 14,4%, portando il bilancio dei primi cinque mesi del 2025 a un -9%. Nonostante ciò, le etichette italiane continuano a soffrire in modo particolarmente marcato, nonostante il tradizionale apprezzamento del mercato americano per il vino made in Italy.
Secondo Lamberto Frescobaldi, presidente di UIV, la situazione richiede un profondo ripensamento:
“Negli Stati Uniti stiamo assistendo a un calo preoccupante nei consumi di vino, e anche i prodotti italiani ne risentono. L’eventuale introduzione di nuovi dazi da parte dell’amministrazione americana rappresenterebbe un ulteriore ostacolo per un mercato già in difficoltà, ma cruciale per l’export italiano e per le relazioni economiche tra i due Paesi. Serve una riflessione strategica sull’assetto attuale del settore vinicolo italiano”.
Il tema sarà al centro della prossima assemblea nazionale dell’Unione Italiana Vini, in programma il 3 luglio a Roma.