Oggi 27 settembre è la Giornata Mondiale del Turismo, l’associazione UNAPOL rilancia con vigore l’idea che l’olio extravergine d’oliva possa essere ben più di un prodotto gastronomico: può diventare un simbolo di turismo esperienziale e radicato nei territori. Nel suo intervento, il presidente Tommaso Loiodice ha ricordato come l’EVO costituisca un insieme di gesti, memorie e saperi contadini, capace di narrare l’identità profonda dei luoghi e attrarre un pubblico sensibile alle radici locali.
Secondo UNAPOL, l’oleoturismo – oggi formalmente riconosciuto anche a livello normativo – offre un’opportunità strategica per integrare agricoltura, cultura e accoglienza. Degustazioni in frantoio, percorsi tra gli ulivi, laboratori tematici, esperienze sensoriali e visite guidate non sono più attività marginali, ma strumenti concreti di sviluppo locale.
Olio come ponte tra autentico e globale
Loiodice ha insistito sul fatto che l’olio non è solo «alimento», bensì «narrazione della nostra storia, delle mani che ogni anno rinnovano il rito della raccolta». Il presidente UNAPOL sottolinea che un turismo consapevole e desideroso di autenticità trova nell’EVO un veicolo narrativo per scoprire non solo il prodotto, ma anche le persone e i paesaggi che lo generano.
Una strategia di questo tipo punta a collocare il “prodotto simbolo” al centro di un’offerta turistica che coniughi identità, sostenibilità e accoglienza sul territorio.
Quadro normativo e scenari regionali
A livello nazionale, l’attività oleoturistica è regolata dal Decreto MIPAAF del 26 gennaio 2022, che stabilisce requisiti e standard minimi di qualità per chi desideri aprire le porte del proprio frantoio o azienda olivicola al pubblico. Tale normativa fa perno sul riconoscimento dell’oleoturismo come attività agricola connessa.
A livello regionale, spicca l’iniziativa della Puglia, che con la Legge Regionale n. 9 del 2025 ha adottato una disciplina organica specifica per l’oleoturismo. Questa legge non solo stabilisce criteri operativi per frantoi e aziende, ma riconosce formalmente l’“Associazione Nazionale Città dell’Olio” come interlocutore istituzionale nella progettazione delle politiche di settore.
Durante un incontro a Bari promosso da AIFO (Associazione Italiana Frantoiani Oleari), è stato spiegato che per avviare un’attività oleoturistica è sufficiente presentare una SCIA al SUAP locale, e che le attività ammissibili includono visite a oliveti e frantoi, degustazioni guidate ed eventi culturali. La legge regionale ha anche introdotto l’istituzione di un elenco degli operatori oleoturistici, così da promuovere percorsi esperienziali riconosciuti e coordinati.
Potenzialità e sfide
Secondo il “Rapporto annuale sul turismo dell’olio 2023”, l’Italia conta circa un milione di aziende olivicole, più di 250 milioni di piante e oltre 550 varietà catalogate, con 43 DOP riconosciute. Il valore economico del settore si aggira intorno a due miliardi di euro l’anno, tra produzione, consumo e filiere collegate. Un’importante spinta deriva anche dalla crescente inclusione dell’olio nei trattamenti di benessere, estetica e spa, che apre orizzonti nuovi nel turismo esperienziale.
Ma non mancano le sfide. Tra queste:
- Educazione e comunicazione: coinvolgere fasce più giovani è fondamentale. Ad oggi, una quota maggiore di appassionati dell’oleoturismo è rappresentata da over 65, mentre i giovani sono ancora poco attratti da queste esperienze.
- Qualità e coerenza dell’offerta: rispettare gli standard normativi, garantire accoglienza qualificata, materiali informativi multilingue, personale formato e ambienti idonei sono elementi essenziali per non cadere nel “turismo mordi e fuggi”.
- Coordinamento territoriale: occorre che le politiche regionali e locali si integrino con le reti esistenti (come le Città dell’Olio) per costruire percorsi omogenei e visibili al turista nazionale e internazionale.
- Investimenti e sostenibilità: infrastrutture, segnaletica, logistica e attenzione ambientale sono fattori critici per sostenere nel tempo un turismo che sia davvero compatibile con la fragilità dei territori rurali.
La proposta di UNAPOL, in occasione della Giornata Mondiale del Turismo, è incisiva: l’olio extravergine d’oliva può fungere da ponte tra la tradizione contadina e le nuove forme di turismo culturale ed esperienziale. Se ben governato, l’oleoturismo ha il potenziale di essere un motore di crescita autentica per le comunità olivicole, valorizzando territori spesso periferici e custodendo in ogni sorso una storia antica.