Colpo di scena nella lunga battaglia sui dazi voluti dall’ex presidente Donald Trump. Una Corte federale d’appello ha dichiarato illegittime le tariffe imposte a partire dal 2018 su una vasta gamma di prodotti stranieri, stabilendo che l’amministrazione Trump ha ecceduto i poteri conferiti dal International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977. Un verdetto che potrebbe riscrivere l’equilibrio tra Congresso e Casa Bianca in materia di commercio internazionale.
La decisione, tuttavia, non avrà effetti immediati: i dazi resteranno temporaneamente in vigore fino a metà ottobre, offrendo all’attuale amministrazione – o a eventuali ricorrenti – la possibilità di rivolgersi alla Corte Suprema.“Se questi dazi verranno revocati, gli Stati Uniti saranno completamente distrutti”, ha dichiarato Trump in un post infuocato su Truth Social, bollando la sentenza come “politica” e preannunciando battaglia.
Il tribunale ha anche rimandato alcune valutazioni alla Corte del Commercio Internazionale, che dovrà stabilire se e come restituire alle aziende importatrici le somme già versate a titolo di tariffa doganale. Un nodo tecnico, ma cruciale, in termini di conseguenze economiche.
Le basi giuridiche della sentenza
La Corte ha chiarito che l’IEEPA, sebbene attribuisca al Presidente poteri straordinari in caso di emergenze economiche internazionali, non prevede esplicitamente la possibilità di introdurre dazi doganali, prerogativa costituzionalmente affidata al Congresso. In altre parole, l’Esecutivo ha oltrepassato i limiti imposti dal legislatore.
Restano però escluse dalla sentenza le tariffe imposte ai sensi della Section 232 del Trade Expansion Act del 1962, tra cui quelle su acciaio, alluminio e automobili, che si fondano su motivazioni legate alla sicurezza nazionale.
Verso la Corte Suprema?
Il verdetto si inserisce nel più ampio dibattito giuridico sulla cosiddetta “dottrina delle major questions”, secondo cui le decisioni di grande impatto economico e politico richiedono un mandato esplicito del Congresso. Una linea interpretativa che potrebbe diventare centrale in un eventuale giudizio della Corte Suprema.
Nel frattempo, il clima resta teso anche sul fronte politico. Per alcuni osservatori, la sentenza rappresenta un precedente importante per limitare derive protezionistiche unilaterali; per altri, rischia di indebolire la leva negoziale americana nei confronti di economie come Cina ed Europa.