In una mossa che ha riacceso il dibattito tra salute pubblica e interessi economici, il governo irlandese ha ufficializzato il rinvio al 2028 dell’introduzione obbligatoria di etichette sanitarie sugli alcolici. La normativa, prevista originariamente per il 2026 nell’ambito del Public Health (Alcohol) Act del 2018, mira a informare i consumatori sui rischi legati al consumo di alcol, tra cui tumori, patologie epatiche e complicazioni durante la gravidanza.
La decisione arriva in seguito alle forti pressioni da parte dell’industria, preoccupata per i potenziali effetti sui costi produttivi e sulle esportazioni, in particolare verso mercati come quello statunitense, dove persistono minacce tariffarie. Tra i timori principali, quello di dover affrontare un sistema frammentato di etichettatura a livello europeo, che penalizzerebbe i piccoli produttori e creerebbe disparità nel mercato unico.
La scelta del rinvio ha suscitato critiche accese da parte della comunità medica e delle organizzazioni per la salute pubblica. L’Irish Medical Organisation ha definito la proroga “una seria minaccia per la salute pubblica”, sottolineando l’urgenza di contrastare l’aumento dei casi di cancro e disturbi legati all’alcol. Dello stesso avviso FASD Ireland, che ha stigmatizzato la decisione come una “vittoria degli interessi commerciali sulla protezione dei più vulnerabili”.
Nel frattempo, il Regno Unito sembra muoversi in direzione opposta. Nell’ambito della strategia di prevenzione dell’NHS, il governo britannico sta valutando l’introduzione di etichette con avvertenze sanitarie più esplicite, seguendo l’esempio di paesi come la Corea del Sud. Un eventuale allineamento sulle nuove direttive sanitarie potrebbe ridisegnare l’approccio anglosassone al consumo di alcolici, in contrasto con l’attuale prudenza irlandese.
Il rinvio irlandese potrebbe però aprire una finestra diplomatica per l’adozione di un sistema armonizzato a livello europeo, in grado di coniugare le esigenze del commercio con quelle della tutela della salute. Ma il tempo stringe: con il 2028 all’orizzonte, la sfida sarà riuscire a costruire un consenso solido prima che l’inerzia prevalga.