Un anno nero per il vino francese. Il 2024 si chiude con un bilancio drammatico per il comparto vitivinicolo: secondo i dati diffusi da diversi osservatori del settore, tra cui Wine Intelligence e Meininger’s, sono ben 211 le imprese vitivinicole francesi andate in insolvenza negli ultimi dodici mesi, in crescita del 55% rispetto al 2023. Una cifra allarmante, che supera di gran lunga l’aumento medio dei fallimenti registrato a livello nazionale (+17%).
Le aree maggiormente colpite sono, non a caso, quelle che da sempre rappresentano il cuore produttivo del vino d’Oltralpe: la Nuova Aquitania, con 116 casi di fallimento (di cui 103 nella sola Gironda, territorio che comprende Bordeaux), segna un incremento dell’84%. Segue l’Occitania, patria del Languedoc, con 39 aziende in difficoltà, quasi raddoppiate rispetto all’anno precedente (+144%).
Non sono immuni neppure zone più piccole ma altamente prestigiose: in Borgogna, pur con numeri assoluti contenuti, i casi sono raddoppiati; anche nella Valle del Rodano e in Poitou-Charentes si rilevano incrementi significativi.
Segnali di affanno strutturali
Il trend negativo si è intensificato soprattutto nell’ultimo trimestre del 2024, con 62 nuove procedure di insolvenza aperte tra ottobre e dicembre, contro le 39 dello stesso periodo del 2023. Ma ciò che colpisce è la natura delle crisi: accanto alle liquidazioni giudiziarie (47 in totale), crescono nettamente le procedure di salvaguardia e ristrutturazione (134 casi, +65%) e quelle preventive (30, +150%)—un segnale della volontà di molte aziende di evitare la chiusura definitiva tentando la via della riconversione o della negoziazione del debito.
Un settore sotto pressione
Le cause sono molteplici e si sovrappongono. Sul fronte economico, pesano i rincari dei costi produttivi, dall’energia ai materiali, in un contesto in cui la domanda interna ed estera appare fiacca. A livello agricolo, le condizioni climatiche estreme—tra gelate primaverili, siccità e malattie fungine—hanno ulteriormente ridotto la redditività di molte aziende. Il risultato? Cantine piene, margini ridotti, esposizione bancaria elevata.
A peggiorare la situazione, anche la sovrapproduzione cronica in alcune aree. Il caso emblematico resta Bordeaux, dove l’equilibrio tra offerta e domanda si è rotto ormai da anni, con il risultato che molti viticoltori non riescono più a coprire i costi.
Le risposte del settore
Le istituzioni francesi hanno cominciato a muoversi. Il governo ha destinato 120 milioni di euro a un programma straordinario per l’espianto di oltre 27.000 ettari di vigneto, con l’obiettivo di riequilibrare l’offerta e ridare fiato al mercato. In parallelo, le organizzazioni agricole—dall’AGPV ai Jeunes Agriculteurs—chiedono interventi strutturali, a partire dalla semplificazione dell’accesso al credito e a nuovi strumenti di tutela.
2025: prove di rilancio o altro anno difficile?
Se da un lato le misure di salvaguardia mostrano la resilienza di parte del tessuto imprenditoriale, dall’altro il numero crescente di aziende che chiudono definitivamente i battenti lascia presagire un 2025 ancora incerto. I principali osservatori di settore parlano già di una delle crisi più gravi nella storia recente del vino francese.
Una cosa è certa: l’enologia d’Oltralpe sta vivendo un passaggio cruciale. La capacità di rinnovarsi, ristrutturare le filiere e ripensare il modello produttivo sarà decisiva per evitare che questa fase diventi strutturale. E per non compromettere un’eredità vinicola che, nonostante tutto, continua a rappresentare un punto di riferimento a livello globale.