Dopo un 2024 da record, il vino italiano rallenta la sua corsa sui mercati internazionali. I dati del primo quadrimestre 2025, diffusi oggi dall’Unione Italiana Vini (UIV) su base ISTAT, registrano un calo del 3,7% nei volumi e dello 0,9% nei valori, per un totale di 2,5 miliardi di euro esportati. È il primo segno meno sul fronte del valore dall’inizio dell’anno e un campanello d’allarme per l’intero comparto.
Male i mercati extra-UE, resiste l’Europa
La frenata è trainata soprattutto dai mercati extra-UE, dove si registra una contrazione del 7,4% nei volumi e dell’1,7% nel valore economico. Stabile, invece, il mercato comunitario.
Negli Stati Uniti, primo sbocco extraeuropeo per il vino italiano, aprile ha segnato un brusco stop: -7,5% nei volumi e -9,3% nei valori rispetto allo stesso mese del 2024. Il prezzo medio si attesta a 5,64 euro/litro. Tuttavia, il saldo del quadrimestre resta positivo: +0,9% a volume e +6,7% a valore, per un controvalore di 666 milioni di euro.
Situazione contrastante anche nei principali mercati europei: Germania in calo del 3,3%, Regno Unito più pesante con -4,8% a volume e oltre -6% a valore. Più stabili Svizzera e Francia, mentre Canada sorprende con un +8% nei volumi.
Segnali molto negativi arrivano dall’Asia orientale, dove Giappone e Cina segnano cali a doppia cifra, e dalla Russia, che registra un crollo del 65% a seguito delle sanzioni e del deterioramento delle relazioni commerciali.
Le cause: dazi, domanda debole e rimbalzo post-scorte
Secondo l’UIV, la flessione è il risultato di fattori congiunturali e strutturali. In primis, l’effetto “scorte” negli USA: le importazioni anticipate nel 2024 per aggirare l’imposizione dei dazi hanno drogato i numeri, generando ora un rimbalzo fisiologico.
In secondo luogo, pesano i dazi statunitensi introdotti ad aprile: inizialmente al 20%, poi al 10%. Una misura che colpisce duramente proprio il settore vinicolo, tra i più esposti al mercato americano. Come sottolinea Paolo Castelletti, segretario generale UIV, “una tariffa del 30% sarebbe ingestibile… il vino italiano è esposto per il 24% sul mercato USA, contro una media nazionale del 10,4%”.
A completare il quadro, la debolezza della domanda globale, condizionata dal calo del potere d’acquisto e da una stagnazione dei consumi che interessa anche i mercati tradizionalmente forti.
UIV: “Serve realismo, non illusioni da spedizione”
“La corsa pre‑dazi ha illuso i mercati”, avverte il presidente di UIV, Lamberto Frescobaldi, invitando il settore a guardare oltre i numeri delle spedizioni: “È fondamentale concentrarsi sui consumi reali, non solo sulle esportazioni”.
Il tema dei dazi sarà al centro della prossima assemblea nazionale UIV del 3 luglio, dove si discuteranno le contromisure strategiche da adottare.
Le previsioni per la seconda metà del 2025 non sono rosee: l’UIV prevede un ulteriore indebolimento, legato alla saturazione dei mercati extra-UE, al perdurare delle barriere tariffarie USA e all’incertezza geopolitica globale. Tra i nodi principali: il rallentamento economico in Cina, la recessione russa e l’instabilità in alcuni mercati emergenti.
In sintesi: Il 2025 si apre in salita per l’export vinicolo italiano, dopo un anno eccezionale. La sfida ora è riorientare la strategia del settore su basi più sostenibili, tenendo conto di un contesto globale sempre più instabile e competitivo.