La Francia vitivinicola affronta una delle sue più grandi sfide: un eccesso di produzione, un calo drastico dei consumi interni e un mercato estero in flessione. Per contenere gli effetti della crisi, il governo ha avviato un piano d’emergenza che unisce misure drastiche a incentivi mirati, con l’obiettivo di ridurre le superfici coltivate, distillare le eccedenze e sostenere le nuove generazioni di vignaioli.
Un piano straordinario per un settore in sofferenza
Alla base della strategia, una misura estrema: l’estirpazione volontaria dei vigneti. Il governo francese ha destinato circa 120 milioni di euro per finanziare l’eradicazione controllata delle vigne in esubero. I produttori che aderiranno potranno ricevere fino a 4.000 euro per ogni ettaro sradicato. Il tutto accompagnato da un vincolo rigido: il divieto di reimpianto per almeno sei anni.
La misura, già adottata parzialmente nel 2023, ha visto l’adesione di oltre 5.400 produttori, per un totale di circa 27.500 ettari estirpati. Di questi, più di 1.300 hanno scelto di abbandonare completamente la produzione di vino.
In parallelo, la distillazione delle eccedenze rappresenta un’altra colonna portante del piano. Circa 3 milioni di ettolitri di vino saranno destinati alla distillazione, con incentivi variabili tra i 45 e i 75 euro per ettolitro, in base alla categoria di provenienza (IGP o AOP).
Si valuta inoltre l’utilizzo del vino distillato per la produzione di biocarburante, trasformandolo in bioetanolo. Un’opzione che richiederà però un adattamento delle normative comunitarie e una regia coordinata con Bruxelles.
Tra le misure più lungimiranti del piano francese, spicca l’istituzione di un fondo da 9 milioni di euro destinato ai giovani agricoltori. L’obiettivo è sostenere chi vuole diversificare la propria attività, puntando su progetti legati all’agroecologia, all’enoturismo o a colture alternative.
Il cuore del problema risiede nel cambiamento delle abitudini di consumo. Negli anni Sessanta, i francesi bevevano in media 120 litri di vino l’anno. Oggi il consumo pro capite è sceso sotto i 40 litri, con una caduta verticale soprattutto per i vini rossi, che un tempo dominavano la scena.
A questo si aggiunge un calo delle esportazioni, particolarmente marcato verso mercati chiave come Stati Uniti, Regno Unito e Cina. Le tensioni geopolitiche, l’inflazione e l’impatto del cambiamento climatico contribuiscono a un contesto già fragile.
Il governo punta ora a una ristrutturazione profonda del settore. Non più solo quantità, ma qualità, sostenibilità e adattamento alla domanda reale. Estirpare oggi potrebbe significare piantare domani con maggiore consapevolezza:
Varietà più resilienti, superfici più gestibili, approcci agronomici innovativi
Superficie totale vigneti circa 800.000 ettari
Eccesso di produzione (2023) +10% rispetto alla domanda
Ettari già estirpati 27.500 (€109,8 milioni)
Obiettivo di estirpazione 30.000–100.000 ettari
Vino da distillare circa 3 milioni di ettolitri
Incentivi per la distillazione da €45 a €75 per ettolitro
Una transizione difficile, ma necessaria. Ridurre le superfici vitate non significa rinunciare alla cultura del vino, ma adattarla ai tempi. L’obiettivo del piano non è solo salvare l’industria dalla crisi, ma traghettarla verso un modello più resiliente e lungimirante. La sfida è farlo senza abbandonare i territori, ma anzi valorizzandoli attraverso la qualità, la biodiversità e il ritorno a un’agricoltura più umana.