Si profila una nuova, dura minaccia per il vino italiano. L’Unione Italiana Vini (UIV) ha definito come “la pagina più nera nei rapporti tra due storici alleati occidentali” l’ipotesi, sempre più concreta, di un dazio del 30% sui vini europei esportati negli Stati Uniti, con entrata in vigore prevista dal prossimo 1° agosto.
A lanciare l’allarme è stato il presidente dell’UIV, Lamberto Frescobaldi, che ha chiesto un intervento immediato da parte dell’Unione Europea per evitare quella che potrebbe trasformarsi in una vera e propria crisi strutturale per l’intero comparto enologico nazionale.
> “Si tratta di un colpo durissimo – ha dichiarato Frescobaldi – che mette a rischio migliaia di aziende e centinaia di migliaia di posti di lavoro, soprattutto tra i piccoli produttori. Un dazio al 30% equivale a un embargo mascherato per l’80% dei volumi esportati”.
I numeri parlano chiaro: gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato extraeuropeo per il vino italiano, con un valore dell’export pari a circa 2 miliardi di euro, ovvero il 24% del totale nazionale. L’Italia, da sola, copre il 40% dell’intero export europeo di vino verso gli USA.
Dopo l’annuncio della misura, gli effetti si sono già fatti sentire. Ad aprile – primo mese in cui si è iniziato a percepire l’impatto della tensione commerciale – l’export italiano verso gli Stati Uniti ha registrato un calo del 7,5% in volume e del 9,2% in valore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
I vini più esposti
Secondo i dati dell’Osservatorio UIV, sono almeno 364 milioni le bottiglie italiane fortemente esposte al mercato statunitense. Tra le denominazioni più a rischio:
Moscato d’Asti (60%)
Pinot Grigio (48%)
Chianti Classico (46%)
Brunello di Montalcino, Prosecco e Lambrusco (circa 27%)
I più colpiti sarebbero i vini di fascia “popular”, venduti a circa 4 euro al litro in cantina e proposti sugli scaffali statunitensi a 13 dollari. Questi rappresentano l’81% dei volumi esportati e il 63% del valore complessivo.
L’amministrazione USA, secondo quanto trapelato da una lettera inviata alle autorità europee, sarebbe intenzionata a procedere con la misura entro agosto. Ma non mancano le proposte alternative. La US Wine Trade Alliance ha suggerito un dazio ridotto, pari al 17%, che comporterebbe comunque una perdita di 330 milioni di euro per il solo vino italiano e 1,9 miliardi di dollari per l’intero sistema americano.
Le simulazioni dell’UIV parlano chiaro: anche un dazio “intermedio” al 20% comporterebbe un danno annuo stimato in oltre 320 milioni di euro.
Per l’UIV, l’Europa non può restare a guardare. L’appello rivolto a Bruxelles è quello di escludere il vino dall’elenco dei beni colpiti dai dazi, attivando canali diplomatici e commerciali per difendere un settore simbolo del Made in Italy.
“Non possiamo permettere che il vino italiano diventi una vittima collaterale di dispute geopolitiche – ha concluso Frescobaldi –. L’UE deve farsi carico della questione prima che sia troppo tardi”.