Nel silenzio fragrante delle vigne d’altura, tra muretti a secco, boschi sospesi e il respiro lento delle Alpi, nascono alcuni tra i più raffinati bianchi d’Italia. L’Alto Adige, con la sua multiforme identità linguistica, geografica e culturale, si conferma terra di contrasti armonici. E se c’è un luogo dove la varietà si traduce in carattere, è proprio nei suoi vini bianchi.
Cinque interpretazioni — cinque voci — offrono uno sguardo nitido sulla complessità possibile. Da Termeno a Caldaro, da Magrè alle alture di Appiano, ogni bottiglia è un racconto distinto, fedele al proprio habitat e alla visione del suo autore.
Gewürztraminer “Vigna Kolbenhof” – Hofstätter Annata 2022 – Termeno
Nel cuore del terroir originario di questo vitigno aromatico, il cru Kolbenhof si distende su pendii ben esposti tra i 360 e i 420 metri. Qui, il Gewürztraminer perde ogni eccesso per trovare equilibrio. Le note tipiche — rosa, litchi, mango — sono accompagnate da spezie dolci e da un sottofondo quasi balsamico. Al sorso è caldo, ampio, ma sostenuto da una freschezza interna che evita ogni ridondanza.
Un vino che sorprende per compostezza e verticalità, senza rinunciare alla ricchezza espressiva che gli è propria.
Riesling “Castel Ringberg” – Elena Walch Annata 2019 – Caldaro
Il Riesling di Castel Ringberg è il contrario del gesto teatrale: parla piano, ma resta. Coltivato nei vigneti affacciati sul lago di Caldaro, su terreni calcarei e sabbiosi, restituisce l’identità di un luogo dove la luce è intensa e l’escursione termica accompagna la finezza.
Agrumi, pesca bianca, fiori di campo e una trama minerale ben delineata. La bocca è affusolata, tesa, con una chiusura asciutta e delicatamente salina. Un vino che invita all’ascolto più che all’impatto.
Chardonnay Riserva “Kreuzweg” – Castelfeder Annata 2021 – Magrè
La nuova riserva firmata Castelfeder nasce come celebrazione dei trent’anni della cantina. Il vigneto Kreuzweg, situato a Magrè, poggia su suoli calcarei e beneficia di un microclima unico, tra calore diurno e raffrescamento notturno grazie alle pareti rocciose del Fennberg.
Vinificato e affinato per quasi due anni tra barrique, acciaio e bottiglia, il vino si presenta complesso ma non opulento. Mela golden, agrumi canditi, fumo leggero, nocciola, e un richiamo netto alla pietra bagnata. In bocca è ampio, ma tenuto in asse da una mineralità nervosa e da una chiusura nitida. Una riserva di grande ambizione e rigore.
Sauvignon “Sanct Valentin” – San Michele Appiano Annata 2023 – Appiano Monte
Figura ormai archetipica del Sauvignon altoatesino, il Sanct Valentin nasce da parcelle selezionate tra i 450 e i 650 metri. Il suo profilo è al contempo classico e territoriale: uva spina, erbe alpine, fiori bianchi e agrumi maturi. Al naso si muove con precisione, senza compiacenza. In bocca è slanciato, teso, con una lunghezza sapida che ne definisce l’autorevolezza.
Non è un vino da esibizione: è un Sauvignon che parla la lingua della montagna, pur senza mai dimenticare l’eleganza.
Pinot Bianco “Barthenau” – Hofstätter Annata 2022 – Mazon
Il Pinot Bianco, spesso messo in ombra da varietà più appariscenti, trova in Alto Adige una delle sue espressioni più autentiche. La versione Barthenau, firmata Hofstätter, si muove tra sobrietà e profondità. Pera, mela verde, mandorla fresca, accenni floreali. La bocca è distesa, misurata, quasi acquarellata. Non cerca di impressionare: preferisce insinuarsi lentamente, mostrando una raffinata architettura interna.
Un bianco silenzioso ma memorabile, che non ha bisogno di alzare la voce per essere ascoltato.
Cinque vini, cinque modi di stare al mondo
Ogni vino qui raccontato è molto più di una varietà e di un’annata: è una visione. L’Alto Adige, con le sue mille altitudini, i suoi dialetti agricoli, la sua capacità di tenere insieme la terra e l’aria, riesce a trasformare la tecnica in gesto culturale.
Kolbenhof e Kreuzweg, Ringberg e Barthenau, Sanct Valentin: nomi che, prima ancora di essere etichette, sono geografie interiori. In un tempo in cui il vino rischia spesso di ridursi a moda o status, qui resta, ancora, una questione di luogo e profondità.