Nel 2025 Grattamacco taglia il traguardo dei quarant’anni: un percorso segnato dall’audacia di chi ha creduto nelle colline di Bolgheri, plasmando un’identità enologica longeva e coerente con il territorio.
Dalle origini a una sfida agricola
La tenuta Grattamacco nasce nel 1977, in un contesto allora considerato “fuori mano” rispetto ai circuiti del vino toscano. Le sue terre, ricche di arenaria e calcare, erano viste come un limite: basti pensare che «Macco» è il termine locale per indicare le pietre scartate nei processi agricoli.
Piermario Meletti Cavallari, che acquista la proprietà, scommette sul potenziale nascosto del luogo: impianta vitigni affidabili come Sangiovese, Vermentino e varietà bordolesi; elimina i frutteti preesistenti, sperimenta nuove esposizioni e tracciati di vigna.
Nel 1982 viene prodotta la prima annata vinificata, ma è solo nel 1994, con la formalizzazione del disciplinare di Bolgheri, che Grattamacco si distingue fra le primissime aziende a imbottigliare un “Bolgheri Rosso” riconosciuto DOC.
Identità del suolo e coltivazione “in punta di mano”
Uno degli elementi che conferisce carattere distintivo ai vini di Grattamacco è la combinazione di suoli: argille sodiche bianche che affiorano fino in superficie, unite a depositi di flysch. Questo substrato minerale influenza profondamente il profilo aromatico e la tensione dei vini.
I vigneti estesi su circa 34 ettari sono allevati con rigore artigianale: vendemmia e selezione dell’uva manuale, fermentazioni spontanee in tini aperti, attenzioni minime in cantina per preservare l’integrità del frutto.
Negli ultimi decenni Grattamacco ha guardato verso Casavecchia, un’altura circondata dai boschi in cui ha piantato vigne in svariati intervalli temporali. Qui, grazie all’altitudine e al microclima mitigato, il Sangiovese ha trovato un’espressione più fresca, capace di equilibrare i vini rossi.
Un ventaglio di etichette e una filosofia coerente
Oggi la produzione di Grattamacco comprende diverse etichette: il Vermentino in purezza, espressione luminosa e minerale della zona; il Bolgheri Rosso DOC tradizionale; il “L’Alberello” IGT, e, al vertice, il Bolgheri Superiore DOC, che fonde il Sangiovese alle varietà internazionali con una idea di eleganza e durata nel tempo.
La vinificazione, spesso definita “nuda”, è plasmata da un intervento misurato: fermentazione spontanea, macerazioni delicate, controllo manuale continuo, affinamento in legno e successivo riposo in bottiglia, con l’obiettivo che il terroir si esprima con nitidezza.
Quarant’anni e sguardo al domani
Celebrata quest’anno, la ricorrenza dei quarant’anni non è solo un atto simbolico, ma un momento di sintesi tra passato e futuro. Grattamacco appare oggi come un modello: capace di resistere alle mode del mercato, mantenendo una propria linea, evolvendo però con intelligenza, guardando a pratiche come la viticoltura biologica e alla valorizzazione dei crù montani (Casavecchia su tutti).
In un panorama enologico sempre più “terrenizzato” e orientato all’autenticità, la storia di Grattamacco sembra suggerire che la vera audacia non sia inseguire il nuovo, ma costruire con coerenza, nel tempo, una linea che rispetti l’originalità della terra.

